L’uomo, un sammarinese di 53 anni, venne fermato in pieno lockdown, il 3 aprile: si trovava a Falciano, non distante dalla sua abitazione per motivazioni che non convinsero gli uomini della Polizia Civile, impegnati nei controlli a contrasto del contagio (complessivamente 170mila servizi, 120mila autocertificazioni raccolte, 130 sanzioni pecuniarie amministrative). La ritenuta “mancata necessità” del suo spostamento gli costò una sanzione di 500 euro, (250 se pagati entro i primi 20 giorni).
Ma la persona in questione è una di quelle (poche a San Marino, in realtà) che ha scelto di fare ricorso. E, assistito dall’avvocato Carlo Biagioli, l’ha spuntata: il giudice amministrativo d’appello Andrea Morrone ha infatti annullato il provvedimento di contestazione e successiva ingiunzione, accogliendo di fatto un ricorso – il primo a San Marino – che ha fatto leva sulla confusione nata dal susseguirsi di norme emergenziali, messe a dura prova nella loro tenuta pratica nei mesi più bui della pandemia. Più ancora del fatto che il 53enne avesse una patologica specifica, certificata dal medico e che poteva essere considerata valido motivo di “necessità di spostamento”, hanno pesato le contraddizioni tra il provvedimento di contestazione e la successiva ingiunzione, che non hanno permesso di specificare con esattezza luogo e condotta contestati. Non è un caso che anche in Italia ruoti attorno al concetto di prossimità all’abitazione, i famosi 200 metri da casa poi introdotti anche a San Marino, gran parte dei ricorsi dei multati del lockdown. Qui come sul Titano tuttavia la stragrande maggioranza ha preferito pagare entro i primi 20 giorni, evitando di consegnarsi – nella confusione generale – all’incognita di un ricorso.